Reportage: Discutere con divertimento e soddisfazione

E' la quinta serata della Giostra dei Talenti 2018 e la manifestazione accoglie uno dei suoi ospiti più accattivanti e illustri: Adelino Cattani, autentico luminare della filosofia, ci ha svelato i  segreti a cui ogni buon oratore o politico si affida. 

Autore: Lorenzo Cantelli - Socio Alter Vigo e studente di IV Liceo Classico


Prof. Adelino Cattani
Argomentare e discutere con il Prof. Cattani

Giovedì 25 ottobre scorso, si è tenuto quello che rimane a mio parere uno dei più acuti e interessanti interventi all'interno della manifestazione nonché, inutile negarlo, imprescindibile per intrattenere un dibattito o una discussione ad arte.
Adelino Cattani è nato nel 1949, autore di svariati saggi, trattati, interviste in italiano, spagnolo, inglese, ora è docente di Teoria dell'argomentazione presso diverse facoltà dell'Università di Padova, sua città natale; vale la pena menzionare il suo progetto che dal 2006 gira le scuole del territorio, "Palestra di botta e risposta" e l'omonimo libro edito dalla Libreria Universitaria.

Lo scopo della contesa

Eris, dea greca della contesa, viene definita nell'Iliade come "signora del dolore". Sarà lei infatti a sottoporre Atena e Afrodite al giudizio di Paride, mettendole una contro l'altra e scatenando la leggendaria guerra di Troia. Non è un caso dunque, che il dibattito sia indissolubilmente legato al conflitto, esito più spontaneo di un confronto tra idee diverse: come il gioco degli scacchi, anche quello del dibattito, dispone di una serie di regole fondanti e stratagemmi



Ma prima ancora di esplorarli: a che serve il dibattito? A che scopo un braccio di ferro, sia esso breve ed evidente o estenuante e ambiguo? In questa sfida nessuno compete meramente per calpestare il proprio avversario, perché il vero destinatario del dibattito è il pubblico. Pur pensandolo, uno sconfitto in un talk-show, ammetterebbe mai l'inferiorità della propria idea di fronte all'avversario? Nel dibattito non ci sono in realtà veri vincitori, se non coloro che sanno portare avanti al meglio il proprio pensiero.

Sei artefici e discorsi ingannevoli

C'è una premessa basilare ad ogni discorso, prima ancora che inizi a parlare di buon discorso ed è che esso segua una congruenza nel significato restando aderente alle regole logiche: spesso quando l'interlocutore non è ben esperto o ancora più spesso, quando ha esaurito le argomentazioni a proprio sostegno, tende ad affidarsi ad una serie di reazioni comuni, che qui vengono ricondotte a sei casi 
principali.  


Hai esaurito le argomentazioni? Ecco gli stratagemmi per sopravvivere


Innanzitutto l'ambiguità dei termini, che va dunque a compromettere il significato complessivo della risposta, impedendone una comprensione certa e talvolta sviando in maniera significativa l'uditore. Il secondo tipo di risposta è classificabile come "dictus implicite" e si tratta di quando le premesse all'affermazione sono incoerenti, contraddittorie o comportano una generalizzazione sulla base di una casistica troppo ristretta. Di rado si fa caso al fatto che noi tendiamo a dimenticare o a espandere eccessivamente il contesto a cui ci stiamo riferendo e che dunque andiamo a produrre errori sul piano logico, quali associazioni errate e decontestualizzazioni; si tratta di una tecnica estremamente utile alle pubblicità o alla propaganda, sullo stesso piano della precedente. 
Similmente accade nella "falsa analogia", il caso in cui si tenta di ricondurre il caso corrente ad un altro di diverso, ma magari di maggior forza, portando comunque ad una generalizzazione indebita. Altro artificio ormai abusato è il cosiddetto "appello alla compassione", tipico dei talk show e dei tribunali: è in pratica quando ci si aspetta che le proprie emozioni vengano assecondate semplicemente perché necessarie, come talvolta l'indignazione o la collera di fronte a qualcosa. Ciò che anche in questo caso viene sacrificato è la verità e quindi il nesso logico di causa-effetto, a favore del senso comune e dell'empatia. Quarta reazione: formulare ipotesi che di fatto non sono sostenute da alcuna argomentazione, così da pilotare l'ascoltatore dove ci pare. in questo caso, se le premesse sono false di conseguenza saranno logicamente false anche le conclusioni che se ne sono tratte. Infine ecco l'ultimo disperato appiglio del cattivo argomentatore: "avvelenare la sorgente". Si tratta in sostanza di gettare discredito sull'autore dell'affermazione, senza di fatto confutare nulla ed è la sesta reazione ad essere bandita dal codice della discussione.

Teoria del replicare

La logica può costituire una delle nostre migliori alleate nel costruire e nel distruggere argomentazioni ingannevoli e quanto appena detto è un eclatante esempio di come la filosofia non sia solo austera teoria o inutile speculazione, ma possa rivestire un ruolo di ordine vitale in varie circostanze. 
Il fondamento del discorso poi è l'argomentazione, che si avvale di regole precise: ogni discussione si compone però di due o più controparti ed ecco che diventa essenziale anche difendere la propria. Anche qui è l'argomentazione a dare forza al nostro pensiero, ma altrettanto peso sta nel scegliere in che modo porsi di fronte alla critica. E proprio di questo ora si va a trattare. 

Come replicare

Il miglior esito raggiungibile con la discussione è il convincimento della terza parte si è detto prima, ma dunque in che modo è meglio presentarsi al pubblico, nonché all'interlocutore? Gli approcci principali sono due: polemico e divertente. Inutile dire che il secondo modo gode di una forza persuasiva molto maggiore: non si causano danni e si attira il consenso con armonia.

Di fronte a una critica quali mosse attuare?

Eccole illustrate dalla più conveniente alla meno indicata
innanzitutto "ignorare" è la prima (non) mossa. Si tratta del solito "fight or flight response": la risposta migliore è evitare lo scontro, ma talvolta si è obbligati a giustificarsi: per questo ecco le reazioni. Ottimo è "accettare per respingere": si tratta di accogliere la critica in quanto presenta premesse vere, ma rielaborarne le conclusioni sul proprio modello, in una mossa elegante e dal gran potere persuasivo. Come nell'arte marziale, anche nella discussione il principio è quello di mettere a terra l'avversario sfruttando la sua stessa forza e non facciamo niente più né di meno che questo. 
La terza mossa della risposta è di "accettare solo in parte" ed è tutto sommato conveniente perché salvaguardiamo un atteggiamento costruttivo. "Chiedere ragioni" è la contromisura successiva, ma comporta in una certa misura una messa in dubbio o ritrattazione delle proprie posizioni. 
Se la critica persiste e la lotta non si è ancora chiusa, è arrivato il momento di "rifiutare o confutare" la tesi avversaria, ponendone in evidenza gli aspetti scorretti, imprecisi, contraddittori in relazione al nostro caso. Infine come extrema ratio si giunge allo scontro aperto, ossia ad "attaccare l'avversario" per ripicca, mossa sfavorevole nonché rischiosa dal punto di vista logico. E', detto in altre parole, "non giocare a palla, ma prendere a calci gli stinchi altrui" e si tratta di una opzione adottata molto frequentemente e per lo spettatore assai deludente: non a caso i buoni comunicatori tendono a evitare il confronto su questo piano.

Il reportage termina qui, nella certezza che quanto scritto potrà tornarvi utile per discutere e per argomentare ad arte. Vi attendiamo numerosi alla prossima edizione della Giostra dei Talenti di Vigodarzere, dove avremo nuovamente occasione di godere di molti interessanti protagonisti nell'ambito della cultura e dell'intrattenimento. Un grande ringraziamento va al prof. Adelino Cattani per aver accettato l'invito a unirsi alla manifestazione e presentato un progetto di grande spessore ed importanza.

Splendido lavoro Lorenzo, grazie!

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